Kintsukoroi e la nascita di mio figlio
Il Kintsugi è una filosofia orientale che significa letteralmente “riparare con l'oro”. È un'antica pratica giapponese che consiste nel riparare oggetti in ceramica, utilizzando l'oro per saldare insieme i frammenti. Le fratture non vengono nascoste, ma esaltate: un vaso riparato riesce a mostrare sia la fragilità che la forza di resistere.
Io ed Ermes Nahele – Photo by Daniela Muoio
Qualche anno fa mi imbattei in un libro dal titolo "L’arte giapponese di curare le ferite dell’anima" (2018). Lo acquistai per approfondire la cura delle cicatrici da cesareo nella mia pratica da osteopata, soprattutto dal punto di vista emotivo.
Mai avrei immaginato che un giorno sarebbe toccato proprio a me portare una cicatrice da cesareo... e non una orizzontale, come avviene oggi, ma una verticale, come quelle di una volta.
Ricordo che, nel suo libro, Tomas Navarro insegna come l'arte di riparare gli oggetti rotti possa applicarsi anche alla vita: curare le proprie fratture emotive significa ri-unire le parti del proprio "io" rotte, saldandole con l'oro.
Evidentemente, la vita aveva in serbo per me questo insegnamento, affinché potessi diventare davvero una maestra delle cicatrici.
Sono passati quattro mesi dalla nascita di mio figlio, e ora mi sento pronta a raccontare la mia esperienza.
Placenta Previa Centrale: il verdetto
Alla 32ª settimana, durante un'ecografia, la dottoressa scrisse sulla cartella: Placenta Previa Centrale.
"Dovrai fare un cesareo", disse.
Un cesareo? No, pensai. Avevo già programmato tutto: il parto in casa, il mio sogno da sempre, immersa in una cornice di pace e amore. Avevo anche scelto l'ostetrica. Mi sentivo benissimo, continuavo a lavorare tanto. Perché avrei dovuto sottopormi a un cesareo?
Ma la realtà era chiara: la placenta ostruiva l'uscita del bambino. Un ostacolo alla porta della vita.
Tentare tutto
Da testarda quale sono, decisi di tentare il tutto per tutto:
-
Mi misi a riposo assoluto.
-
Feci visualizzazioni, meditazioni, esercizi.
-
Mi affidai a talismani, trattamenti di osteopatia biodinamica, aiuto da amici terapeuti e curanderi.
Avevo quattro settimane per il miracolo.
E qualcosa, in effetti, successe: la placenta si spostò di 3-4 centimetri. Ma non bastava.
La risonanza magnetica evidenziò un letto vascolare sotto la placenta: rischio emorragico altissimo.
Solo allora compresi la serietà della situazione. Mi arresi, stavolta con consapevolezza.
Mi affidai al chirurgo.
Il cesareo d'urgenza
Di comune accordo decidemmo per un taglio verticale: meno estetico, ma più sicuro in caso di complicanze.
Così, il 2 aprile, a 37 settimane, nacque Ermes Nahele.
Tre trasfusioni di sangue, un'emorragia di oltre due litri, ma con l'utero in salvo.
Grazie alle mani esperte dei medici e alla tecnica del "balloon", che fermò l'emorragia, tutto andò per il meglio.
Conservo un ricordo bello di quell'evento, seppur medicalizzato.
Venire alla luce assume tanti significati.
Il mio "Nuovo Io"
Forse era così che doveva nascere anche il mio "Nuovo Io", proprio da un evento difficile, come insegna la filosofia del Kintsukoroi.
«Vivi intensamente e lavora a ogni opera con amore infinito, consapevole che, se la vita o un’opera si rompono, potrai ricomporle di nuovo.»
(Raku Yaki)
Vivere è riservato ai coraggiosi. Significa uscire dalla zona di comfort, accettare la vulnerabilità, rischiare per crescere.
Il mio corpo, la mia mente e le mie emozioni sono predisposte a riparare: questa è la forza dell'impulso di riparazione.
La mia cicatrice d'oro
Non devo vergognarmi della mia cicatrice: devo abbracciarla.
L'antica arte giapponese del Kintsugi insegna che le fratture diventano trame preziose.
Non bisogna buttare ciò che si rompe, ma valorizzarlo, recuperarlo, esaltarlo.
Riparare è l'essenza della resilienza.
Esporre le proprie ferite, crescere attraverso di esse, renderle un'opera d'arte.
Il kintsugi di una tazza può richiedere un mese.
Il kintsugi della mia cicatrice è ancora in atto.
Ma ho fiducia: anche la mia cicatrice, alla fine, diventerà un capolavoro.
La gratitudine
Sono circondata da anime belle, ma una in particolare ha camminato con me passo passo:
Sandra.
Dal momento della sala operatoria, alle notti in ospedale, al primo bacio dato al mio bambino.
Con il suo amore, la sua presenza discreta, ha reso unica e speciale la nascita di mio figlio.
Mi ha insegnato a chiedere aiuto, senza paura.
A farmi prendere per mano.
Grazie, Sandra.
Kintsukoroi e la nascita di mio figlio
Indice
Il Kintsugi è una filosofia orientale che significa letteralmente “riparare con l'oro”. È un'antica pratica giapponese che consiste nel riparare oggetti in ceramica, utilizzando l'oro per saldare insieme i frammenti. Le fratture non vengono nascoste, ma esaltate: un vaso riparato riesce a mostrare sia la fragilità che la forza di resistere.
Io ed Ermes Nahele – Photo by Daniela Muoio
Qualche anno fa mi imbattei in un libro dal titolo "L’arte giapponese di curare le ferite dell’anima" (2018). Lo acquistai per approfondire la cura delle cicatrici da cesareo nella mia pratica da osteopata, soprattutto dal punto di vista emotivo.
Mai avrei immaginato che un giorno sarebbe toccato proprio a me portare una cicatrice da cesareo... e non una orizzontale, come avviene oggi, ma una verticale, come quelle di una volta.
Ricordo che, nel suo libro, Tomas Navarro insegna come l'arte di riparare gli oggetti rotti possa applicarsi anche alla vita: curare le proprie fratture emotive significa ri-unire le parti del proprio "io" rotte, saldandole con l'oro.
Evidentemente, la vita aveva in serbo per me questo insegnamento, affinché potessi diventare davvero una maestra delle cicatrici.
Sono passati quattro mesi dalla nascita di mio figlio, e ora mi sento pronta a raccontare la mia esperienza.
Placenta Previa Centrale: il verdetto
Alla 32ª settimana, durante un'ecografia, la dottoressa scrisse sulla cartella: Placenta Previa Centrale.
"Dovrai fare un cesareo", disse.
Un cesareo? No, pensai. Avevo già programmato tutto: il parto in casa, il mio sogno da sempre, immersa in una cornice di pace e amore. Avevo anche scelto l'ostetrica. Mi sentivo benissimo, continuavo a lavorare tanto. Perché avrei dovuto sottopormi a un cesareo?
Ma la realtà era chiara: la placenta ostruiva l'uscita del bambino. Un ostacolo alla porta della vita.
Tentare tutto
Da testarda quale sono, decisi di tentare il tutto per tutto:
-
Mi misi a riposo assoluto.
-
Feci visualizzazioni, meditazioni, esercizi.
-
Mi affidai a talismani, trattamenti di osteopatia biodinamica, aiuto da amici terapeuti e curanderi.
Avevo quattro settimane per il miracolo.
E qualcosa, in effetti, successe: la placenta si spostò di 3-4 centimetri. Ma non bastava.
La risonanza magnetica evidenziò un letto vascolare sotto la placenta: rischio emorragico altissimo.
Solo allora compresi la serietà della situazione. Mi arresi, stavolta con consapevolezza.
Mi affidai al chirurgo.
Il cesareo d'urgenza
Di comune accordo decidemmo per un taglio verticale: meno estetico, ma più sicuro in caso di complicanze.
Così, il 2 aprile, a 37 settimane, nacque Ermes Nahele.
Tre trasfusioni di sangue, un'emorragia di oltre due litri, ma con l'utero in salvo.
Grazie alle mani esperte dei medici e alla tecnica del "balloon", che fermò l'emorragia, tutto andò per il meglio.
Conservo un ricordo bello di quell'evento, seppur medicalizzato.
Venire alla luce assume tanti significati.
Il mio "Nuovo Io"
Forse era così che doveva nascere anche il mio "Nuovo Io", proprio da un evento difficile, come insegna la filosofia del Kintsukoroi.
«Vivi intensamente e lavora a ogni opera con amore infinito, consapevole che, se la vita o un’opera si rompono, potrai ricomporle di nuovo.»
(Raku Yaki)
Vivere è riservato ai coraggiosi. Significa uscire dalla zona di comfort, accettare la vulnerabilità, rischiare per crescere.
Il mio corpo, la mia mente e le mie emozioni sono predisposte a riparare: questa è la forza dell'impulso di riparazione.
La mia cicatrice d'oro
Non devo vergognarmi della mia cicatrice: devo abbracciarla.
L'antica arte giapponese del Kintsugi insegna che le fratture diventano trame preziose.
Non bisogna buttare ciò che si rompe, ma valorizzarlo, recuperarlo, esaltarlo.
Riparare è l'essenza della resilienza.
Esporre le proprie ferite, crescere attraverso di esse, renderle un'opera d'arte.
Il kintsugi di una tazza può richiedere un mese.
Il kintsugi della mia cicatrice è ancora in atto.
Ma ho fiducia: anche la mia cicatrice, alla fine, diventerà un capolavoro.
La gratitudine
Sono circondata da anime belle, ma una in particolare ha camminato con me passo passo:
Sandra.
Dal momento della sala operatoria, alle notti in ospedale, al primo bacio dato al mio bambino.
Con il suo amore, la sua presenza discreta, ha reso unica e speciale la nascita di mio figlio.
Mi ha insegnato a chiedere aiuto, senza paura.
A farmi prendere per mano.
Grazie, Sandra.