Displasia dell'anca in aumento?

Displasia Evolutiva dell'Anca: Una Riflessone su Progresso e Tradizione

Secondo le ultime ricerche, la displasia evolutiva dell'anca è la malformazione congenita di tipo ortopedico più frequente.
Mi chiedo: non sarà forse un effetto collaterale del progresso europeo?

Cos'è l'anca?

L'anca è una delle articolazioni più importanti dello scheletro umano: il femore, osso lungo e robusto che sostiene il peso del corpo, si articola con il bacino tramite una testa contenuta nell'acetabolo, una cavità ossea.
Tutto il sistema è mantenuto saldo da tendini e una capsula articolare, consentendo stabilità e movimento, fondamentali per camminare.

Displasia dell'anca: quando il sistema non funziona

A volte, per difetti anatomici, la testa del femore e l'acetabolo non sono perfettamente allineati o crescono in modo anomalo:

  • Displasia: lieve anomalia della conformazione articolare.

  • Lussazione: forma più grave, con perdita del contatto tra femore e acetabolo, causando zoppia, dolore cronico, difficoltà nella deambulazione.

La displasia è definita evolutiva o congenita perché il difetto è presente dalla nascita ma può peggiorare o migliorare nel tempo, specialmente se trattato precocemente.

Cause

  • Origine ereditaria: familiarità poligenica.

  • Iperlassità legamentosa: legamenti troppo lassi.

  • Presentazione podalica del feto: aumenta il rischio fino al 20%.

Come si fa la diagnosi?

  • Manovre di Ortolani e Barlow: il pediatra verifica manualmente la stabilità dell'anca.

  • Ecografia: conferma diagnostica, classificazione secondo i criteri di Graf.

Trattamento convenzionale

Viene usato un divaricatore che tiene le gambe in posizione di flessione e abduzione:

  • Angolazione consigliata: 30°–40°, massimo 60°.

  • Posizione seduta: 90°–120°.

Ma questo metodo solleva una domanda: e se fosse proprio il "progresso" a creare parte di questi problemi?

Il ruolo degli strumenti moderni

Oggi i neonati trascorrono molto tempo:

  • In sdraiette,

  • In passeggini,

  • Negli ovetti per auto,

  • In zaini porta bebè non ergonomici.

Tutti strumenti che spesso limitano i movimenti naturali dei neonati, favorendo posture scorrette.

Portare i bambini: una medicina naturale

Portare in fascia – come avviene in Africa e Asia – rappresenta una terapia naturale e preventiva:

  • Posizione fisiologica: angolatura naturale di 45°–60°.

  • Stimolo motorio naturale: ogni passo della madre favorisce la circolazione e l'irrigazione sanguigna nell'articolazione.

Negli ambienti culturali in cui i neonati vengono portati vicino al corpo, le displasie dell'anca sono praticamente assenti.

Esempi storici:

  • Indiani d'America: uso della tavola rigida → aumento displasie (12,3%).

  • Giappone: bambini portati in posizione seduta → assenza quasi totale di displasie fino al XX secolo.

Il dottor Nagura (1940) dimostrò che riportare i bambini ai metodi tradizionali giapponesi preveniva la necessità di interventi chirurgici.

Conclusione

Senza demonizzare i progressi moderni, è importante ripensare il modo in cui gestiamo i neonati:

  • Favorendo il contatto fisico,

  • Sostenendo una postura fisiologica,

  • Offrendo stimoli naturali al corretto sviluppo scheletrico.

Portare i bambini non è solo un gesto d'amore: è anche una pratica preventiva, radicata nella saggezza delle culture tradizionali.

Glossario

  • Acetabolo: cavità del bacino in cui si articola la testa del femore.

  • Articolazione: connessione tra ossa che permette il movimento.

  • Capsula articolare: struttura elastica che tiene unite le ossa.

  • Displasia: malformazione anatomica articolare.

  • Lussazione: perdita del contatto tra femore e acetabolo.

  • Testa del femore: parte sferica del femore che si muove nell'acetabolo.

Riferimenti bibliografici

Fonti scientifiche ulteriori:

  • Toennis, D. (1986)

  • Fettweis, E. (1992)

  • Au, R. (1969)

  • Palmen, K. (1961, 1984)

  • Salter, B. (1968)

  • Nagura, S. (1940)

  • Bueschelberger, J. (1981)

Displasia dell'anca in aumento?

Displasia Evolutiva dell'Anca: Una Riflessone su Progresso e Tradizione Secondo le ultime ricerche, la displasia evolutiva dell'anca è la malformaz...

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Displasia Evolutiva dell'Anca: Una Riflessone su Progresso e Tradizione

Secondo le ultime ricerche, la displasia evolutiva dell'anca è la malformazione congenita di tipo ortopedico più frequente.
Mi chiedo: non sarà forse un effetto collaterale del progresso europeo?

Cos'è l'anca?

L'anca è una delle articolazioni più importanti dello scheletro umano: il femore, osso lungo e robusto che sostiene il peso del corpo, si articola con il bacino tramite una testa contenuta nell'acetabolo, una cavità ossea.
Tutto il sistema è mantenuto saldo da tendini e una capsula articolare, consentendo stabilità e movimento, fondamentali per camminare.

Displasia dell'anca: quando il sistema non funziona

A volte, per difetti anatomici, la testa del femore e l'acetabolo non sono perfettamente allineati o crescono in modo anomalo:

  • Displasia: lieve anomalia della conformazione articolare.

  • Lussazione: forma più grave, con perdita del contatto tra femore e acetabolo, causando zoppia, dolore cronico, difficoltà nella deambulazione.

La displasia è definita evolutiva o congenita perché il difetto è presente dalla nascita ma può peggiorare o migliorare nel tempo, specialmente se trattato precocemente.

Cause

  • Origine ereditaria: familiarità poligenica.

  • Iperlassità legamentosa: legamenti troppo lassi.

  • Presentazione podalica del feto: aumenta il rischio fino al 20%.

Come si fa la diagnosi?

  • Manovre di Ortolani e Barlow: il pediatra verifica manualmente la stabilità dell'anca.

  • Ecografia: conferma diagnostica, classificazione secondo i criteri di Graf.

Trattamento convenzionale

Viene usato un divaricatore che tiene le gambe in posizione di flessione e abduzione:

  • Angolazione consigliata: 30°–40°, massimo 60°.

  • Posizione seduta: 90°–120°.

Ma questo metodo solleva una domanda: e se fosse proprio il "progresso" a creare parte di questi problemi?

Il ruolo degli strumenti moderni

Oggi i neonati trascorrono molto tempo:

  • In sdraiette,

  • In passeggini,

  • Negli ovetti per auto,

  • In zaini porta bebè non ergonomici.

Tutti strumenti che spesso limitano i movimenti naturali dei neonati, favorendo posture scorrette.

Portare i bambini: una medicina naturale

Portare in fascia – come avviene in Africa e Asia – rappresenta una terapia naturale e preventiva:

  • Posizione fisiologica: angolatura naturale di 45°–60°.

  • Stimolo motorio naturale: ogni passo della madre favorisce la circolazione e l'irrigazione sanguigna nell'articolazione.

Negli ambienti culturali in cui i neonati vengono portati vicino al corpo, le displasie dell'anca sono praticamente assenti.

Esempi storici:

  • Indiani d'America: uso della tavola rigida → aumento displasie (12,3%).

  • Giappone: bambini portati in posizione seduta → assenza quasi totale di displasie fino al XX secolo.

Il dottor Nagura (1940) dimostrò che riportare i bambini ai metodi tradizionali giapponesi preveniva la necessità di interventi chirurgici.

Conclusione

Senza demonizzare i progressi moderni, è importante ripensare il modo in cui gestiamo i neonati:

  • Favorendo il contatto fisico,

  • Sostenendo una postura fisiologica,

  • Offrendo stimoli naturali al corretto sviluppo scheletrico.

Portare i bambini non è solo un gesto d'amore: è anche una pratica preventiva, radicata nella saggezza delle culture tradizionali.

Glossario

  • Acetabolo: cavità del bacino in cui si articola la testa del femore.

  • Articolazione: connessione tra ossa che permette il movimento.

  • Capsula articolare: struttura elastica che tiene unite le ossa.

  • Displasia: malformazione anatomica articolare.

  • Lussazione: perdita del contatto tra femore e acetabolo.

  • Testa del femore: parte sferica del femore che si muove nell'acetabolo.

Riferimenti bibliografici

Fonti scientifiche ulteriori:

  • Toennis, D. (1986)

  • Fettweis, E. (1992)

  • Au, R. (1969)

  • Palmen, K. (1961, 1984)

  • Salter, B. (1968)

  • Nagura, S. (1940)

  • Bueschelberger, J. (1981)

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